Non posso dire di conoscere le canzoni di Marco Mengoni, ma mentre guidavo hanno trasmesso “La casa Azul”.
Il verso – sì perché le canzoni sono scritte in versi, sono un testo poetico, non in prosa – “Ho mescolato in silenzio colori e lacrime” ha catturato la mia attenzione. Non so dire quali corde abbia solleticato, ma la frase mi è piaciuta molto. Il resto della canzone non l’ho dimenticato, sarebbe una bugia, semplicemente non l’ho colto.
Ma quelle parole hanno fatto breccia. A voi è mai capitato? Una freccia dritta al cuore, ai sentimenti, alla memoria anche quando non c’è un ricordo preciso che emerge, ma soltanto delle sensazioni.
Ho accettato ciò che arrivava e ho lasciato la mente libera di seguire il suo corso. O forse ciò che ho fatto è stato sezionare la frase pezzo per pezzo come se stessi eseguendo l’analisi logica di alcuni sintagmi.
In silenzio porta alla contemplazione, al ritirarsi in se stessi, alla riflessione.
Mescolare è un’operazione che ha come esito un qualcosa in più, non più blu e bianco, ma, in rapporto alle proporzioni, una varietà infinità di nuance. Non più due note, ma un accordo, un principio di melodia.
Colori e lacrime, gioia e tristezza, vitalità e sofferenza. È un atto creativo che travalica il semplice uso di un pigmento arricchendolo di vita vissuta. Oppure, al contrario, nonostante il pianto – magari anche disperato – non sembra volere arrendersi, ma virare verso un arcobaleno che risvegli l’Anima.
Sembra un’analisi surreale? Forse, ma come commenta Hugh Grant nel film “Notting Hill”: “Surreale, ma bello.”
E poiché la sensazione di piacevolezza mi è rimasta sulle labbra schiuse in un sorriso, ringrazio Mengoni.
Alla prossima